Bentornate Amiche! Riprendiamo le fila del discorso, ripartiamo con la nostra intervista alla Psicologa sul tema dell’Obesità e dei molti altri argomenti ad essa collegati.
Se non lo avete ancora fatto, correte a leggere la PRIMA PARTE DELL’INTERVISTA.
Eravamo giunte alla quinta domanda, ma ce ne sono 11 in totale, quindi altri sei dilemmi attendono risposta!
A fare chiarezza e a rispondere ai nostri quesiti sarà la Dott.ssa Federica Cicchelli, Psicologa, specializzanda in Psicoterapia ad Approccio Strategico Integrato.
6) TondaMente >> Questa domanda è di una lettrice, Ilaria, che l’ha postata sui social. Ilaria chiede: “si dice spesso che alla base del meccanismo che induce a mangiare più del dovuto ci sia un lutto emotivo, una mancanza, un vuoto da colmare, un buco da riparare. È un mito da rivista per casalinghe o c’è del vero?”
6) Dott.ssa Cicchelli >> Come detto anche prima la funzione compensatoria del cibo non è un mito. Il cibo può essere utilizzato per gratificarsi e compensare stati di disagio. Questo accade perché l’atto di nutrirsi ha un significato simbolico molto profondo,connesso alle prime relazioni instaurate nell’infanzia dal bambino con le figure primarie (specialmente la mamma).
Il tipo di relazione instaurato tra il bambino e la figura di accudimento principale, infatti, si costruisce anche mediante il rituale dell’ alimentazione. Al fine di favorire un buon legame di “attaccamento” con la madre e un adeguato sviluppo del bambino è necessario che la madre sia sintonizzata sui reali bisogni del piccolo e vi risponda in maniera appropriata. Se la mamma non riesce a identificare gli effettivi bisogni del bambino e soddisfarli in maniera corrispondente con una certa ripetitività, il bambino potrebbe sviluppare delle difficoltà a percepire i propri effettivi bisogni interni e adottare di conseguenza una risposta appropriata ai suoi disagi: Nel caso specifico dell’alimentazione, per intenderci meglio prendiamo ad esempio una madre che di fronte a qualsiasi malessere del bambino risponde fornendogli cibo, o una madre che impone al figlio il proprio ideale (“un bambino tondo è un bambino sano”), come pure una madre che fornisce nutrimento secondo i propri parametri di quantità, qualità e orari, anziché tenere conto delle sue effettive fisiologiche esigenze; in tali casi, progressivamente il bambino potrebbe avere difficoltà a percepire il proprio stato interno di bisogno e di desiderio e tendere a cibarsi in funzione di stimoli provenienti dall’esterno.
Un’altra situazione che si può verificare è che la madre sia distante emotivamente dal bambino pur svolgendo in maniera corretta la sua funzione nutritiva. In tal caso, il bambino potrebbe attribuire al cibo la valenza di sostituto dell’affetto, conservandola anche in età adulta.
Inoltre, è stato osservato che anche un forte legame simbiotico con la madre durante l’infanzia può essere un fattore di predisposizione all’obesità. L’accumulo di grasso può divenire una barriera e una corazza, che nello stesso tempo, delimita i propri confini e protegge l’interiorità dalle aggressioni del mondo esterno.
In conclusione, tengo a chiarire che è sempre opportuno evitare di generalizzare e che accanto a fattori di rischio esistono anche fattori di protezione (ad es. una figura paterna accudente e amorevole, altre figure sostitutive, ecc.): di fatto, come si è visto, c’è la possibilità che il cibo si trasformi in un catalizzatore delle emozioni e che la gratificazione derivante dalle sensazioni corporee si sovrapponga all’elaborazione del disagio.
7) TondaMente >> Molte lettrici sono riuscite a perdere peso, ma raccontano e lamentano un fatto strano. Una volta perso il peso in eccesso si sarebbero aspettate un aumento della loro autostima, pensavano che avrebbero iniziato ad amarsi di più, ad accettare sè stesse. Invece si vedono come prima, come se nulla fosse cambiato. In particolare, Giulia, chiede: “ma come mai dopo aver perso tantissimi kg mi vedo ancora uguale a prima? Tendo sempre a comprare i vestiti della stessa taglia, stessi modelli, perché mi vedo ancora come fossi 25 kg in più…”
7) Dott.ssa Cicchelli >> Tutti costruiamo una propria immagine di noi stessi. La percezione del proprio corpo, dei suoi confini, spesso può non coincidere con l’immagine reale. E’ ciò che accade nelle anoressiche, che allo specchio si vedono/percepiscono continuamente grasse nonostante nella realtà sono evidentemente sottopeso.
E’ l’immagine mentale di se stessi costruita nel tempo, che va cambiata per vedersi come si è nella realtà. Per fare ciò occorre sviluppare la consapevolezza corporea. Può essere utile prendere confidenza con il proprio corpo, ad esempio con percorsi o esercizi di danzamovimentoterapia o altre attività in cui si entra in contatto con i propri confini corporei.
8) TondaMente >> Nella scorsa puntata, abbiamo parlato di donne che si odiano, che odiano sè stesse e il loro corpo. Ora guardiamo un altro caso, quello in cui invece, noi stesse non abbiamo nessun tipo di problema con il nostro corpo. Io, ad esempio, pur essendo sempre stata grassa, mi sono sempre piaciuta. Ho sempre pensato di avere qualcosa, una luce, e in più trovo alcune parti del mio corpo, non solo il viso, belle. Certo, ho anche io i miei periodi neri, ma penso che questo riguardi tutte le donne, anche quelle normopeso. Ciò che invece è sempre stato un punto dolente nella mia esistenza, sono state le persone intorno a me. Quelle che non aspettavano altro che ricordarmi che ero grassa, che avrei dovuto perdere peso, che così non ero bella, che avrei potuto esserlo di più… Quelle persone tossiche intorno a noi, spesso proprio i nostri parenti, le nostre madri, che magari, nella loro testa, pensano di aiutarci, di spronarci, ma ottengono esattamente l’effetto opposto. Insomma, ciò che intendo dire è che se la gente intorno a me non ne avesse fatto un problema (del mio grasso), io non mi sarei fatta alcun cruccio e avrei vissuto una vita molto più felice. E invece c’era sempre il compagno di classe pronto a puntare il dito e a urlarmi, nell’atrio della scuola: “cicciona!”, oppure c’era sempre, alla fermata dell’autobus, qualche vecchina che mi guardava con aria compassionevole ed esclamava: “ma che bella ragazza! se facessi la dieta lo saresti di più!”, e ancora, infine, c’era sempre quel familiare, quella persona da cui vorresti semplicemente essere accettato per quello che sei e da cui ti aspetti solo amore incondizionato, che invece era pronta a dirmi che “facevo schifo”, che “stavo ingrassando come una scrofa”, che, se continuavo così, “non avrei mai trovato un uomo”. Prima domanda: cosa scatta nel cervello della gente, anche di perfetti sconosciuti, per farli sentire in diritto di darci consigli non richiesti sul nostro peso? Questa cosa succede solo con le persone grasse, sono bersagli facili, tutti si sentono in diritto di spiegargli come fare, come dimagrire, cosa che trovo assurda e offensiva.
8) Dott.ssa Cicchelli >> Come è stato detto per il body-shaming, i canoni della società attuale spingono a vedere le persone grasse come malate, di conseguenza i meccanismi sono: escludere dalla coscienza quella realtà “disturbante” (perché fuori dalla “norma”) quindi insultando, oppure intervenendo per aiutare la persona che si vede “problematica”. Occorre cambiare la mentalità, non è questione facile. In ogni caso, costruire una solida identità e amor proprio, come dicevamo prima, mette a tacere le lingue più biforcute.
9) TondaMente >> Seconda domanda legata al preambolo precedente: Come possiamo difenderci psicologicamente dagli attacchi di queste persone tossiche intorno a noi? Quali meccanismi possiamo mettere in atto per evitare che ci feriscano nel profondo?
9) Dott.ssa Cicchelli >> Posto che viviamo in una società, dove non possiamo evitare le persone intorno a noi né cambiarle, le uniche persone su cui abbiamo potere siamo noi stessi. Bisogna partire da se stessi, sviluppando sicurezza e fiducia nelle proprie qualità, acquisire consapevolezza profonda delle proprie risorse, del proprio Valore.
Solo se si è certi del proprio valore e che si è meravigliosi così come si è, è possibile resistere agli attacchi e proteggersi. Inoltre se si riesce a riconoscere il proprio Tesoro, si è in grado di mostrarlo anche agli altri e il suo splendore sarà in grado di abbagliare aldilà della taglia.
Mi viene in mente come esempio, la ballerina di burlesque Dirty Martini, assolutamente leggiadra e sexy con i suoi chili. Come dico sempre, il limite è nella testa!
10) TondaMente >> Ultima domanda, anche se si potrebbe andare avanti all’infinito perchè l’argomento è assai complesso e ampio. Infine, vorrei porre una domanda sul rapporto con l’altro sesso. Moltissimi uomini ritengono che una donna grassa non sia bella, non sia attraente, non sia “scopabile”. Questo è strano, è semplicemente frutto della nostra contingenza storico-culturale, basti pensare a quando invece, nei secoli passati, la donna in carne veniva considerata in salute, benestante, predisposta alla procreazione e quindi l’uomo avrebbe senza dubbio preferito sposare una donna con dei chili in più che una con dei chili in meno. Oggi è l’esatto contrario. Come mai la donna grassa viene percepita in questo modo dall’altro sesso? Spesso, sui social, ricevo richieste o messaggi da feticisti del grasso, da uomini che si propongono subito per un approccio diretto, e lo fanno come se tu fossi una povera disperata pronta ad accettare di tutto. Cioè, si dà per scontato che tu non abbia una vita sessuale o amorosa perchè sei grassa. Perchè mai, mi chiedo io?!
10) Dott.ssa Cicchelli >> Sai, in verità sembrerebbe che la maggior parte degli uomini preferisca le donne un po’ in carne. Credo che non bisogni generalizzare. Sicuramente ci sono uomini che hanno l’ideale stereotipato della modella magra maggiorata, ma ci sono anche uomini che amano le donne reali e che ne sono attratti. La sessualità è un mondo molto complesso e vasto. Non è detto che alla base dei messaggi che ricevi da parte di quegli uomini ci sia l’idea che “tu sia una povera disperata pronta ad accettare di tutto”; è possibile che ci sia una vera e propria perversione sessuale. Ritorniamo sul discorso dell’immaginario collettivo, degli stereotipi, dei pregiudizi… per cui l’idea che una persona grassa abbia difficoltà a vivere una relazione sessuale attiva potrebbe nascere dall’ associazione persona grassa = persona malata, fuori dalla norma (semplicemente perchè la maggior parte della popolazione è fatta da magri); di conseguenza incapace di adempiere pienamente alle sue funzioni. Nella realtà io vedo tante coppie di persone in sovrappeso felici. Quindi, mi sento di dire che l’importante è sempre quanto potere si da alle parole o pensieri degli altri su di noi, dunque è più importante cosa noi crediamo rispetto a quello che pensano gli altri.
11) TondaMente >> Dottoressa mi perdoni, so che avevo detto che la decima sarebbe stata l’ultima domanda ma non ce l’ho fatta. E’ un privilegio e un onore averla qui con noi oggi e voglio approfittare della sua presenza su questo blog per togliermi tutti i dubbi che mi porto dietro da anni e anche e soprattutto per lanciare un messaggio positivo alle mie lettrici. Quest’ultima domanda (promesso, è davvero l’ultima), riguarda il sentirsi inferiori agli altri. Molte donne grasse si sentono, a priori, inferiori ad una donna normopeso (anche se, magari, sono più intelligenti, più creative, e hanno mille altre doti, si sentono inferiori solo per una questione estetica). Come mai? E cosa direbbe loro, quale esercizio psicologico consiglierebbe a tutte le donne che si sentono così e vorrebbero invece conquistare fiducia e autostima?
11) Dott.ssa Cicchelli >> Dico di partire da se stessi, costruire una propria solida identità e consapevolezza di chi si è, del proprio valore, di quello che mi fa stare bene. E’ importante ascoltarsi, entrare in contatto con la propria interiorità.
Ogni volta che qualche parola, comportamento, qualsiasi cosa vi colpisce, chiedetevi sempre cosa risuona dentro di me? Se ci ascoltassimo bene potremmo scoprire con stupore che il giudizio di quella persona, quello sguardo, pregiudizio forse in fondo in fondo è anche il mio.. O va a toccare le proprie insicurezze, dei nodi irrisolti. Questa è un’occasione preziosa per trasformare quello che crea sofferenza in punto di partenza per migliorare la propria vita. Così, dico di cercare di accogliere le proprie insicurezza e usarle come fertilizzante per trasformarle in punti di forza. Cercate di conoscere cosa vi fa stare bene e ogni giorno fate una piccola, piccolissima cosa per voi stesse. Il segreto è diventare persone forti.
A questo punto, ci tengo davvero tanto a ringraziare nuovamente la nostra Dott.ssa Cicchelli per il suo tempo, la sua pazienza e la sua disponibilità nel rispondere alle nostre domande. Se fossi a Roma, non mi perderei per nulla al mondo una bella chiacchierata con lei, per approfondire ulteriormente alcune questioni. Penso che sia sempre bello saperne un pò di più sulla propria condizione, soprattutto quando a parlare è un’esperta. Dunque, grazie mille Dottoressa!
Per quanto riguarda noi, ragazze, spero che questi due post siano stati esaustivi, fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti! 😉
La Dott.ssa Cicchelli riceve a Roma,
presso lo studio in Via San Martino della Battaglia 31.
Potete trovarla e contattarla tramite la sua Pagina FB.